mercoledì 26 novembre 2014

Una giornata qualunque

E' spuntato il sole e mi sono girata dall'altra parte. No non ne voglio proprio sapere stamattina.
La sveglia squilla: è il primo appello e tocca alzarsi...

Comincio a correre fin dal mattino. Colazione veloce: una briosche sbocconcellata in cucina intanto che il bollitore mi prepara il latte caldo.

Una volta ho visto un articolo di una mamma che apparecchiava la sera la tavola per il mattino dopo. "Che idea carina!", ho pensato. L'ho fatto anch'io una volta, e poi basta. 

Sveglio il mio Topolino e  lo spingo in cucina fra baci e coccole. Vuole la tv e già bisticciamo.

Mi vesto carina oggi, che tanto ormai mi sono alzata e allora bisogna impegnarsi per farla girare bene questa giornata.
Poi giù di corsa per le scale. La vicina del quarto piano con il suo cagnolino mi regala il primo sorriso estraneo della giornata. Lo metto in tasca e faccio una carezza al Pedro. Il Topolino scappa perchè gli abbaia: piccolo ma aggressivo.
Attraverso la strada e in auto accendo lo stereo per quei dieci minuti di compagnia. Un deejay simpatico invita a partecipare a un gioco a premi col cellulare, mi detta il numero da fare e io penso a quanti in quel momento staranno rischiando un incidente per dar retta a questo simpaticone. So anche la risposta.Potevo vincere!

Corriamo a scuola. Un bacio sulla porta vetri e entra. Da lì in poi se la deve cavare da solo. 

Arrivo in ufficio, timbro e sono già tre minuti in ritardo, anche oggi. E va bene, vale un quarto d'ora ma non importa che rol ne ho tanti.

Sono la prima ad arrivare in ufficio e mi godo la quiete dell'azienda che si sveglia. Entro pochi minuti arriveranno tutti e saremo di nuovo in prima linea. 

Arrivano i saluti dei colleghi, il primo sorriso del "Romano" che ogni tanto mi da anche un bacino, così per simpatia.
Accendo il PC e mentre aspetto che carichi i programmi corro a prendermi il primo caffè. E' il più buono, è quello della sveglia. E' quello della macchinetta più sgangherata che abbia mai visto in sedici anni di lavoro, quella che tra l'altro si ruba anche i soldi. 


E mi ricordo i primi giorni qui: l'entusiasmo del nuovo posto, un ufficio tutto mio, un lavoro di responsabilità. Dopo gli studi era il mio sogno lavorare in un ufficio così. Dopo la formazione in grandi realtà arrivare qui e gestirmi il lavoro in autonomia era quello che ci voleva.

Non mi aspetto una giornata diversa dalle altre: mille grane, posta da sbrigare, fatture, conti, fornitori condiscendenti e clienti aggressivi. Il segreto è concentrarsi e la giornata vola via veloce e le cose riescono meglio.

Ed ecco che oggi questa è la mia routine, il mio ordinario. E i sogni si sono spostati altrove. Sono fuori da queste pareti di cartongesso, sono oltre ogni problema.
 
E' alla fine della giornata, dopo cena quando mio figlio ha fatto i compiti e si rilassa sul divano, io mi lascio andare in questo scrivere che mi fa sentire proprio bene. Sono momenti solo miei dove raccolgo le emozioni e i pensieri prendono il volo.
Che forse i grandi scrittori lo fanno per il successo.  Ma il successo maggiore lo sentono nel cuore, sono sicura.

Un Cuore nel Sole


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